venerdì 6 marzo 2015

Un mistero napoletano


TITOLO: Misteri del Chiostro Napoletano
DI: Enrichetta Caracciolo
GENERE: Autobiografia, storico
PREZZO: 1 euro

Dal momento che questo non è un romanzo ma un'autobiografia, ne approfitto e comincio la scheda con una nota autobiografica. Se la madre dell'editore sapesse che l'editore ha pubblicato questo libro, la madre dell'editore direbbe che è stata una scelta stupida. Anzi, di più, una scelta autolesionista. “Perché chi vuoi che se lo compri questo libro?”, direbbe la madre dell'editore, “È vecchio, scritto in uno stile antico, non è nemmeno un romanzo. Il tempo che hai passato a lavorarci per trasformarlo in ebook è tempo sprecato, credimi!” Forse ha ragione. Il fatto è che la madre dell'editore vorrebbe che l'editore pubblicasse finalmente un libro che permetta all'editore non dico di arricchirsi, ma almeno di guadagnarsi da vivere in maniera decente. Anzi, no, proprio di arricchirsi. Vorrebbe che pubblicassi qualcosa tipo “Cinquanta sfumature di grigio”, secondo me. E invece pubblico queste cose qui, dove non c'è niente di piccante. Che poi, dal titolo, uno potrebbe pure pensare che qualcosa di piccante ci sia. E se io fossi biecamente furbastra potrei pure farvelo credere, solo per vendere. Ma sarebbe una truffa, leggendolo vedreste benissimo che non c'è nulla di piccante e, giustamente, mi dareste della disonesta.
Però questo libro io volevo pubblicarlo lo stesso, e l'ho fatto, perché lo trovo comunque interessante.
Perché l'autrice, nonché protagonista, non è stata mica una donna qualunque.
Intanto è stata una delle protagoniste del Risorgimento italiano. Che non è poco. Perché non è che l'unica donna del Risorgimento fosse la contessa di Castiglione col suo famoso sex appeal...
Enrichetta Caracciolo nasce a Napoli nel 1821, trascorre l'infanzia in Puglia e poi si trasferisce a Reggio Calabria fino ai diciott'anni. È la quinta di sette figlie, tutte femmine, e nell'Ottocento questa poteva non essere una gran fortuna. Ma lei è felice, è una ragazzina normale, colta (perché suo padre la fa studiare), appassionata di musica, piena d'interessi. Ha le sue prime cotte, le sue prime delusioni, le sue prime passioni amorose, come potrebbe averle un'adolescente qualunque. Poi però quando ha diciott'anni suo padre muore e sua madre le fa una vera carognata: la costringe a entrare in convento. Le dice che è solo per poco, il tempo di rimettere in sesto le finanze di famiglia e poi tornerà a riprendersela. La verità è che la madre ha intenzione di risposarsi e quell'unica figlia non ancora “sistemata” è un peso per lei. Enrichetta si trova così abbandonata nel convento di clausura di San Gregorio Armeno, a Napoli, e costretta a prendere i voti.
Cosa che non le piace per niente, perché lei ama la libertà e non tollera quell'ambiente chiuso e claustrofobico. In più è anche fortemente anticlericale, cosa che le rende quella vita ancora più intollerabile. 
Quello della monacazione forzata era un fenomeno piuttosto frequente. Le famiglie costringevano molte delle figlie femmine a prendere il velo perché era più economico che fornire loro una dote per sposarsi o, peggio ancora, doverle mantenere vita natural durante se non trovavano marito. Inoltre faceva sempre comodo avere un parente nel clero. Anche un'antenata di Enrichetta, Fulvia Caracciolo, vissuta nel '500, era stata costretta a prendere i voti in quello stesso monastero, e ci era stata portata quando aveva appena due anni! 
Enrichetta non è l'unica a essere stata portata in convento a forza: tra le monache che la circondano poche hanno una vera vocazione, la maggior parte è lì perché ci è stata costretta dalla famiglia. Non tutte riescono a sopportare la forzatura, ed Enrichetta riferisce numerosi casi di giovani monache con problemi di salute, fisica e mentale, più o meno gravi.
Ma Enrichetta non ci sta. È una patriotta, garibaldina e antiborbonica. Riesce a procurarsi, e leggere, giornali di opposizione, creandosi la fama di ribelle. Fa anche di più: diventa staffetta per i liberali, corrispondendo con loro e portando dispacci. E cerca in ogni modo di tornare alla vita laica, perennemente osteggiata dal vescovo di Napoli, Riario Sforza, che mette in atto contro di lei una vera e propria azione persecutoria.
Per motivi politici, viene anche arrestata, e rimane più di tre anni in totale isolamento. Tranne che anche qui scova un sistema per scambiare corrispondenza segreta (oltre a una pistola e un pugnale!), nascondendola nella biancheria da lavare.
Finalmente per motivi di salute riesce a farsi prescrivere un soggiorno curativo a Castellammare, ma qui si dà alla macchia e torna a Napoli per riprendere la sua attività “sovversiva” a favore dell'unità d'Italia. Essendo, per così dire, “ricercata” mette in atto innumerevoli stratagemmi per sfuggire alla legge, cambiando continuamente indirizzo e riuscendo a non farsi mai “beccare”, sempre per così dire. Finalmente, con l'arrivo di Garibaldi a Napoli, riesce ad abbandonare l'odiato velo. Pochi mesi dopo si sposa, con rito evangelico dal momento che la chiesa si rifiuta di concederle il permesso (oltre a scomunicarla, nel 1866, proprio per questo libro), con un concittadino patriota.
Ma non finisce qui, perché da allora in poi Enrichetta è divenuta molto attiva come scrittrice, giornalista, poetessa (scrisse anche una raccolta di poesie contro la superstizione, cosa che lei detestava di tutto cuore e alla quale attribuiva molte delle miserie del sud Italia) e attivista, specialmente per quanto riguardava l'importanza delle donne all'interno di un'Italia ancora tutta da costruire.
Insomma, una vita decisamente interessante, anche se non farà di me l'editore dell'anno...

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