venerdì 10 gennaio 2014

Leggende napoletane: leggende d'amore

TITOLO: Leggende napoletane
DI: Matilde Serao
PREZZO: 1 euro


È dall'amore che Napoli nasce, per l'amore vive e nell'amore morirà un giorno lontano. Questo è, in breve, il succo di questo libro, che in verità è una vera e propria dichiarazione d'amore per la propria città.
L'amore si respira ovunque e si mescola alle leggende. Alla leggenda della nascita, in tempi remoti, di Napoli stessa, quando la bella greca Parthenope fugge col suo amante e fonda, per amore, la città che porterà il suo nome. Alla leggenda del Munaciello, dispettoso e inquietante folletto dei vicoli napoletani. Alla leggenda che aleggia attorno a Palazzo Donn'Anna coi suoi spettri, spettri inquieti ammalati d'amore, anche loro. A quella che voleva Virgilio non solo poeta ma anche mago illustre, che proprio sulla collina di Posillipo scrisse le sue Georgiche. Alla leggenda dell'invenzione dei maccheroni, perfino, e a quella del diavolo di Mergellina, quadro affascinante e misterioso che secondo la tradizione rappresenta una bellissima donna tentatrice che fece impazzire d'amore un cavaliere. E fu forse l'amore a muovere la mano che scolpì il bellissimo e tragico Cristo Velato, capolavoro custodito nella splendida e misteriosa Cappella Sansevero? O è ancora l'amore ad agitarsi nelle candide e fredde porcellane di Capodimonte? È l'amore che freme infuocato nel maestoso Vesuvio? Ed è ancora l'amore a creare spettrali apparizioni sul mare, miraggi che solo i veri amanti sanno vedere?
Leggende antiche, a volte antichissime, quasi fiabe. Tutte magiche.

Indice delle leggende:
Parthenope
Virgilio mago
Il mare
La leggenda dell'amore
Il palazzo Dogn'Anna
Barchetta fantasma
Il segreto del mago
Donna Albina, Donna Romita, Donna Regina
Lu Munaciello
Il diavolo di Mergellina
Megaride
Provvidenza, Buona speranza
Il Cristo morto
La fanciulla di Capodimonte
La leggenda dell'avvenire

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Signorina Babbo Natale

TITOLO: Miss Babbo Natale
DI: Annie Fellows Johnston
PREZZO: 2 €


Questo sarà un Natale specialissimo per il piccolo William, di appena quattro anni, e la sua sorellina Libby, di tre anni maggiore. Finalmente stanno imparando tutto su Babbo Natale, e per la prima volta potranno chiedergli un dono. Libby vuole un anello d'oro come quello della sua migliore amica e William desidera con tutte le sue forze fare un viaggio su uno di quei treni che vede sempre dalla finestra del salotto, uno di quei splendidi treni con la carrozza ristorante, sui quali poter sfrecciare nella notte come su un drago che sputa fuoco. Ma anche papà sta preparando loro una sorpresa unica. La mamma è morta quando William e Libby erano piccolissimi e da allora i due vivono con Nonna Neal e suo marito. Papà li aveva messi lì a pensione, nel vecchio paese ferroviario dove lui stesso aveva vissuto da piccolo, perché non aveva tempo di occuparsi di loro. Ma adesso papà si è risposato e Libby e William lo raggiungeranno proprio la vigilia di Natale, e proprio viaggiando su uno di quei meravigliosi treni che piacciono tanto al bimbo, per andare a vivere in città con lui e con la nuova mamma.
Ma come sarà avere una nuova mamma, anzi, una matrigna?
Secondo gli amici di Libby sarà terribile, come nelle fiabe, in cui le matrigne sono come quella di Cenerentola, o quella di Biancaneve: crudeli e perfide.
I due bambini sono terrorizzati a questa prospettiva.
Ma durante il viaggio, un magico viaggio, in treno, sotto la neve che fiocca e le stelle che splendono in cielo, i due incontrano una strana, affascinante ragazza vestita di rosso. Si tratta, nientemeno, che della nipote di Babbo Natale, che ha per loro qualcosa di speciale, racconta una fiaba insegna loro un incantesimo che in seguito si rivelerà molto, molto utile.

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martedì 7 gennaio 2014

Mary Poppins, vecchi libri e dilemmi

P.L. Travers interpreta Titania nel
Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare.
Dilemmi, sì. E per la precisione, dilemmi di un microeditore, quale io sono, costretto(a) a fare tutto da sé, incluso prendere decisioni (e fare le pulizie, ma questo è un altro discorso).
Il dilemma nasce mentre sto lavorando a un libro, un libro che mi piace, preciso, perché io non pubblico mai roba che non mi piace a costo di diventare autolesionista. E in quel libro che mi piace m'imbatto in un punto che non mi piace per niente.
La prendo alla lontana. Comincio da Mary Poppins. Non il film supercalifragilistichespiralidoso, ma i libri. I libri di Mary Poppins sono della scrittrice Pamela Lyndon (ma lei preferiva un più neutro P.L.) Travers e il primo è uscito nel 1934.
In quel libro c'era un episodio (che nel film non c'è e quindi è inutile che stiate lì a scervellarvi per cercare di ricordarvelo) che girava tutto intorno al fatto che Michael Banks un mattino s'era svegliato di cattivo umore e con tanta voglia di essere discolo e disubbidiente. L'episodio proseguiva con loro che trovavano una bussola magica e che Mary Poppins portava i fratellini Banks a fare un rapido giro del mondo per i quattro punti cardinali. E in ogni punto cardinale incontravano “tipi umani” caratteristici. A Est incontravano un mandarino (non il frutto) cinese con tanto di codino, a Nord una famiglia di esquimesi, a Sud una famigliola di africani e a Ovest i pellerossa. Con tutti loro, i bambini giocavano e si divertivano, ma una volta tornati a casa Michael, che era appunto scorbutico e malmostoso, rubava la bussola e decideva di rifare il viaggio per conto proprio. Però stavolta gli andava male perché le stesse persone con cui aveva giocato prima si rivelavano ora perfide e crudeli e lo minacciavano apertamente, finché non arrivava Mary Poppins a tirarlo fuori dagli impicci.
Nel 1934 quest'episodio non suscitò alcuno scalpore. Ma solo qualche decennio più tardi la descrizione così stereotipata dei personaggi venne considerata razzista e l'autrice, non so se per scelta propria o altrui, lo riscrisse sostituendo le varie etnie con animali della stessa zona geografica.
Ecco, io, lavorando con autori e libri “vecchi” m'imbatto spesso in episodi che oggi non sarebbero più ammissibili. Per esempio, ricordo ancora di essere saltata sulla sedia per lo sgomento quando in un episodio della serie “Anna dai Capelli Rossi” lei rideva per una lettera che il piccolo Davy le scriveva da casa, nella quale le raccontava col suo linguaggio sgrammaticato del vicino che aveva ammazzato il proprio cane impiccandolo a un albero. E doveva essere un episodio buffo!!! 
Invece adesso mi sono imbattuta in una frase decisamente razzista. Nel 1891, anno in cui uscì il libro al quale sto lavorando, quella frase non avrebbe fatto inorridire nessuno. Ma fa inorridire me adesso (e mi auguro faccia inorridire anche i  miei lettori). La frase probabilmente è anche riportata e non fa riferimento (spero!!!) direttamente ai pensieri dell'autrice, ma c'è ed è molto ambigua.
E mi ha fatto bloccare a metà dal mio lavoro, appunto col mio dilemma. Che fare? Lasciar perdere e non pubblicare più il libro? Peccato, perché per il resto è bello, molto bello. Censurare la frase incriminata? Ma non sarebbe corretto. Forse farò come ho fatto le altre volte, e mi dissocerò da quelle idee con una nota a margine, augurandomi sentitamente che i miei lettori non le condividano.
Perché per fortuna con l'aumentare della coscienza certe cose che cento e passa anni fa erano tollerate e condivise, adesso eticamente non sono più pensabili.
E mi nasce anche una riflessione: ma fra le cose che scriviamo adesso, che a noi paiono normali e innocue, quante fra cent'anni verranno considerate intollerabilmente offensive?
Ci avevate mai pensato?